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fuoriscena poster

Il regista varesino Alessandro Leone e Massimo Donati mettono in scena un'eccellenza della cultura italiana: l'esperienza formativa dell'Accademia alla Scala.

Con grande discrezione danno spazio alle motivazioni, alla fatica e alla dedizione di questi giovani talenti che affrontano la loro personale sfida con passione e rigore.

Riprendiamo. E, si parva licet

"Heri dicebamus"

 

Senso"S E N S O" >>>1954<<< di Luchino Visconti

Che colore avevano le vele delle navi della "Serenissima"? Non certo bianche; però....   Visconti in "Senso" è riuscito a darci l'idea delle flotte della Repubblica con i loro carichi di tessuti e spezie, offrendoci centinaia di ufficiali austriaci nelle impeccabili bianchissime divise, brulicanti in teatro, calli, piazze. Sono le visioni personali di quel mondo rivissuto con malinconia dai pittori del '700. 

IL NASTRO BIANCO

(Eine deutsche Kindergeschichte)

>> 2009 << Michael Haneke

immagine il nastro bianco

In un'opaca campagna dell'impero austro-ungarico la vita scorre in apparente normalità. C'è però sotto quello strato un miscuglio di avidità, cupidigia, sessualità mai sazie di violenze. Il grigiore delle immagini ricorda il regista danese Dreyer; meno rievocativo il taglio delle inquadrature prive di ricercatezza, riflesso di storie in apparenza banali. Banalità rivolta ad accentuare la tensione alla tragedia in due momenti. La gita dei due fidanzati sul calesse, lei titubante e apprensiva, lui candido e riguardoso; non c'è violenza né coazione, il climax è però conturbante, sottrae allo spettatore la serenità, suggerisce il timore, il dubbio. Ci si trova di fronte a due anime miti; l'incubo viene dal mondo circostante.

 

Youth - La Giovinezza >>> 2015>>> Paolo Sorrentino

 

youth immagine

L'albergo sorge fra panorami di volutamente scialbe montagne da cartolina. E' il luogo di riposo di gente locupletata e famosa. Due vecchi amici, uno accompagnato dalla figlia, l'altro solo, passano il tempo chiacchierando su quell'altrove che fu la giovinezza. Film un po' banale nelle cure fisiche, nelle feste continue con fuochi pirotecnici e giocolieri che fanno risaltare la scarsa dinamicità dei due.

LEVIATHAN   <<<< 2014<<<<Andrei Zvyagintsev

leviathan

 

 

 

 

Nel Mar di Barents, in un paesino freddo ma non glaciale. Una piccola comunità dominata dal sindaco-boss, mafioso, prepotente e violento. Si vive di lavorazione del pesce; quasi ad estirpare il concetto di classe operaia, i pescatori sono assenti. Il sindaco vuole impossessarsi della casa e del terreno del meccanico Kolia, per costruirsi una grande villa. Decaduto il "sovietismo", dismesso il termine "compagno" sostituito da "fratello".

Una domenica in campagna, Tavernier, 1984

 

una domenica in campagnaSiamo nel primo '900. Nella bella casa ampia e soleggiata di monsieur Ladmiral, vedovo, pittore tradizionale e ormai al tramonto della vita. Col treno da Parigi arriva in visita il figlio con moglie e tre bambini. Sono incontri ricorrenti. Presto li raggiungerà con la sua auto la figlia, frizzante e inquieta. Vive sola a Parigi e il padre si chiede se quella sua scelta sia dovuta a necessità o desiderio. La casa è accudita da una non più giovane servante. La giornata è splendida, i ragazzi corrono allegri in giro per la casa; i genitori, piccoli borghesi benestanti, seguono il cerimoniale della loro classe, benpensanti e ordinati.

IL SETTIMO SIGILLO   < 1956 > Ingmar Bergman

settimo sigillo

Un cavaliere ritorna con il suo scudiero dalle Crociate dopo lunghi anni di assenza dalla Svezia. Siamo nel XIV secolo. Un Ulisse senza pace in terre desolate in preda alla peste. Incontra la Morte pronta a togliergli la vita. Per ritardarla la sfida a scacchi. Incontra una piccola famiglia di saltimbanchi sereni e fiduciosi nella vita. Il contrasto fra i due mondi è visivamente forte. La morte ha l'aspetto del vincitore, lungo abito nero, faccia sorridente d'un bianco spettrale; i teatranti sono gioiosi e innocenti. Penitenti e flagellanti percorrono le strade dei villaggi colpiti dalla peste. Una strega sta per essere arsa.

Il processo di Verona   -   1962   -   di Carlo Lizzani

processoDialoghi realistici, scene come in un documentario, attori ugualmente identificabili con quelli del periodo storico. Atmosfera cupa e fosca, facce glabre e feroci. Il castello di Verona appare in tutta la sua tetra inquietudine. Questa non è una "storia", è pura Storia che tutti noi dovremmo ricordare o sapere. Nella pseudo tragedia generale del Fascismo quell'episodio finale del processo fu senz'altro tragedia vera; famigliari che si sbranano, cortigiani bramosi di vendetta, dimentichi dei trascorsi poco "storici". Boria, megalomania, superficialità. Le donne, solo loro, hanno una credibilità quasi scespiriana. Edda e Rachele, figlia e madre, sono consapevoli dell'atrocità a cui partecipano, sanno almeno distinguere la farsa e l'intrigo dalla realtà. E l'inviata della Gestapo è una Jago o una innamorata tentata di salvare Ciano? Chi ha vivo il ricordo di quelle persone ne riconosce la vicinanza al vero.

 

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