RIFLESSIONI SUL GUSTO CORRENTE : “MI PIACE, NON MI PIACE”
Ringrazio gli amici Marina e Domenico che mi offrono la possibilità di scrivere di estetica, un settore del conoscere che da molto tempo mi sta a cuore e che vorrei maggiormente diffuso ed approfondito. Infatti il gusto estetico, che dovrebbe risultare libero e personale, spesso nasconde implicazioni psicologiche che possono anche provocare il completo condizionamento da parte di chi invece si crede indipendente!
Sin da bambini il nostro senso identitario ci spinge a pronunciare giudizi su ciò che troviamo bello e ciò che ci risulta indifferente o addirittura disturbante! Quando però ci si chiede il perché di tali scelte o propensioni, favorevoli o avverse nei riguardi di un oggetto, sia naturale che artistico, non riusciamo a giustificare il nostro giudizio in modo sufficientemente argomentato! Il giudizio “mi piace – non mi piace “ così essenziale e determinante, il più delle volte porta ad estenuanti discussioni e non trova soluzioni appaganti perché coloro che avanzano i pareri opposti non danno definizioni sufficientemente motivate per spiegare i loro giudizi! Io ritengo che tale incapacità dipenda dal fatto che il gusto ha a che fare con l’estetica e l’estetica attiene alla filosofia, disciplina che richiede autonomia di giudizio ed ecco perché accade che moltissimi sanno tutto di storia dell’arte , vita e miracoli di artisti e ,se si tratta di cinema , di registi e attori ma poi, quando si chiede loro perché amano un quadro o un film, non sanno rispondere con la dovuta chiarezza e, se si trovano di fronte a persone di parere opposto, non riescono a gestire un dialogo degno di tale nome perché, oltretutto, non accettano che altri possano non amare ciò che loro amano!
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Luca Guzzardi, Lo sguardo muto delle cose. Oggettività e scienza nell’età della crisi, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010.
(testo del binaghese Luca Guzzardi)
È storia nota che sul finire del diciannovesimo secolo il mondo della scienza conobbe un momento di radicale trasformazione. I problemi legati all’unificazione delle varie branche della fisica e la questione dello statuto delle scienze umane determinarono in questo periodo il sorgere di un nuovo sguardo epistemologico, segnando lo sviluppo del sapere scientifico negli anni a venire. È questo un periodo di affascinanti rivoluzioni, dove l’ideale di una scienza basata sull’individuazione di condizioni universalmente valide a priori sembra vacillare, lasciando in piedi una struttura apparentemente solida ma priva di fondamenta.
Definire l’estetica oggi è cosa di una certa complessità. Io rimango legato alla concezione originaria che definisce l’estetica quale “scienza della conoscenza sensitiva” ovvero quale parte della gnoseologia.