Il Battesimo di Gesù è ricordato nella cappella del Battistero in parrocchiale e in una tomba. In realtà la prima cappella entrando da sinistra può essere considerata una memoria dedicata al Battista, titolare della chiesa; infatti sulla parete sinistra è raffigurata la predica del precursore (altro soggetto simile è dipinto sulla volta della navata centrale), mentre la parete frontale è occupata dal battesimo e quella di destra presenta l’affresco del rimprovero ad Erode.
Il fonte battesimale è costituito da una semplice vasca marmorea sostenuta da una colonna; nell’armadio a muro era custodito quanto serviva alla cerimonia, anche se è probabile una precedente diversa soluzione segnalata dalla lacuna ellittica sul pavimento e dal minor spazio occupato dall’armadio, in quanto la scena della predica presenta una zona non dipinta più grande dell’armadio esistente.
Fu l’arcivescovo Federico Borromeo nel 1604 a suggerire il soggetto principale del dipinto, ma per la realizzazione si dovettero aspettare almeno dieci anni: infatti risulta ultimata nel 1619, anno a cui risale il fonte battesimale, opera degli scalpellini Sebastiano Rossi e Silvestro Fasolo. La decorazione sarebbe stata finanziata dal sergente maggiore De Molinos, di origine spagnola, che nel 1619 sposò una donna di Binago e destinò le sue sostanze per il convento francescano (vedi 4 dicembre).
L‘ipotesi potrebbe trovare conferma se fosse possibile leggere il cartiglio sottostante la predica, ma lo stato di conservazione ce lo impedisce. Lo stile degli affreschi richiama quello del famoso pittore di Morazzone, ma l’esecuzione spetterebbe a qualche suo seguace o imitatore; tra questi è stato avanzato il nome di Cristoforo Caresana collaboratore di G. Paolo Ghianda, che lavorò al Sacro Monte di Varese nel 1624. Poiché il battesimo rappresenta la prima volta in cui si è manifestata la Trinità, c’è da chiedersi per quale motivo manca la rappresentazione di Dio Padre, poiché la persona a destra ha il viso rivolto verso l’alto, come se stesse ascoltando la voce divina: «Questi è il Figlio mio prediletto…»; inoltre i tre angeli a sinistra richiamano proprio la Trinità. È probabile comunque che fosse prevista l’immagine del Padre sulla volta della cappella; l’ipotesi secondo cui la costruzione di una scala per accedere alla cantoria, realizzata nel 1860, l’abbia sacrificata non è plausibile perché l’attuale percorso è sicuramente quello originale, che non intacca la volta. Altri riferimenti al Battesimo sono dipinti nel sottarco di accesso alla cappella. Al di fuori della chiesa, anche una tomba del cimitero è decorata con un bassorilievo raffigurante il Battesimo. Il fatto che il soggetto sia posto in un ambiente funerario non deve suscitare perplessità. La pertinenza a tale ambito è dovuta al fatto che nel battesimo muore l’uomo pagano per rinascere cristiano, mentre il credente è sì mortale, ma rinascerà.
La parola “battesimo” deriva dal greco e significa “immersione” nell’acqua dei fiumi; tale rituale, adottato da varie religioni sin dai tempi dell’antico Egitto, ha lo scopo di cancellare le impurità morali e cultuali. Le tradizioni ebraiche ci riportano a Gerusalemme con le piscine di Betesda e Siloe, quelle indiane al Gange. La cerimonia del battesimo cristiano ha preso avvio dalle prediche del Battista, ma l’evento non ha trovato eco nei vangeli apocrifi, forse perché non c’erano dubbi su come si sia svolto il fatto. Gesù è rappresentato nudo come è nudo un bambino alla nascita, Giovanni invece veste con pelli d’animali perché rappresenta l’uomo vecchio.
Fino al XVI sec. le diocesi erano suddivise in pievi, nel cui capoluogo bisognava recarsi per ricevere il sacramento del battesimo: gli abitanti di Binago si recavano ad Appiano Gentile, dove ancora oggi esiste in parte la chiesa romanica, mentre del battistero sussistono tracce archeologiche.
Questo battistero potrebbe essere considerato anche una cappella dedicata al Battista (e quindi al patrono) come accade a Castiglione Olona, perché non vi è illustrato solo il battesimo, ma anche due episodi della vita del precursore (come già detto). L’amor proprio del committente ha impedito che venissero raffigurati altri momenti nella parte occupata dai santi Martino (vedi 11 novembre), Agostino e Domenico. Quindi per completare questa cappella sarebbe opportuno spostare qui la scultura raffigurante la testa recisa del Battista (vedi 29 agosto).
La predica è raffigurata qui nel battistero, sulla volta e su un pannello di un confessionale proveniente dal pulpito. Nel primo dipinto assume maggior risalto il paesaggio entro cui sono inserite le figure umane: si vuol così sottolineare il rapporto armonioso tra uomo e natura, tipico del periodo. Nel dipinto sulla volta, forse dell’Anselmi, prevale la figura del precursore posta in piedi al centro dello spazio rettangolare con gli angoli smussati: qui il paesaggio svolge un ruolo marginale, essendo evocato in lontananza, e le palme
sembrano emergere dalla nebbia. Il Battista è rappresentato con l’agnello ai piedi, in ricordo del momento in cui indicò Gesù alla folla dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio», frase riportata anche sulla striscia di carta avvolta sul bastone a croce che tiene nella sinistra. Tale situazione è riportata anche sullo stendardo che viene esposto a giugno. Il pannello ligneo non presenta novità. La scena del rimprovero ad Erode occupa la parete destra del battistero. In essa il pittore ha scelto di dare maggior risalto alla prigione dove sarà rinchiuso il Battista come conseguenza del rimprovero e dove subirà il martirio, mentre ai protagonisti assegna un ruolo apparentemente secondario, come fossero un gruppo di persone che si incontra per la strada in una città rinascimentale.
Fonte:
Calendario della Pro Loco di Binago, 2011