Il cielo è limpido, nella discesa si scorgono le coste desertiche di Fuerteventura. Bisogna percorrere 20 km di sterrata per incontrare il paradiso delle Canarie. Dal passo sono state scattate le foto più selvagge dell’isola, grande spiagge, l’oceano prorompente, tracce che si perdono oltre le dune.
Il paese di Cofete è una sorta di eufemismo, un punto di appoggio all’interno del Parco naturale.
Qui anche l’incontro con qualche escursionista di passaggio è di disturbo.
La sensazione di essere di fronte ad un miracolo della natura, ad uno dei giorni della Creazione.
A Puerto del Rosario il presepe si snoda dietro le roulotte del Luna Park con un omaggio alle saline e ai suoi lavoratori.
Altre statue punteggiano la capitale e ricordano lo sforzo dei migranti.
Oggi l’anonima capitale si rinnova con la bella passeggiata pedonale, il richiamo alla sostenibilità, il fronte porto ravvivato dalle ceramiche.
Ma la casa e il ritratto di Unamuno sono a presidio e a monito, nel centro cittadino scalfito dal tempo.
La Lajita, Pozzo Negro, Puerto Lajas.
Piccole località sopravvivono ai rumori e agli eccessi del turismo. Porti naturali con spiagge di ciottoli, case imbiancate e dai tetti piatti.
Le barche fanno bella mostra di sé.
Locali alla buona con verande improvvisate espongono le delizie dei piatti di pesce, il contorno di papas arrugadas e il classico mojo.
La paella è di troppo se si vuole gustare il sapore del mare (M.A.)