Quello che resta dell'antichissimo Ospedale di San Lazzaro si colloca attualmente in via Rimoldi al numero 5, nel quartiere di San Rocco a Como, ai piedi del colle Baradello.
Nel Medioevo, il complesso occupava una posizione strategica: vicino sia alla cerchia interna sia a quella esterna di mura della città, in prossimità della via per Milano e sulla Via Regina verso il lago e i passi alpini . Tale ubicazione rispondeva pienamente alla funzione di ricovero, per i pellegrini di passaggio e luogo di degenza per i malati di malattie epidemiche tra cui la peste. Era sostanzialmente una struttura di sanità preventiva per la messa in quarantena dei forestieri, prima che entrassero nel centro cittadino di Como.[1]
L’Ospedale di San Lazzaro, fondato probabilmente nel XII secolo da un gruppo di uomini e donne impegnati nell’assistenza dei lebbrosi che vivevano nella convalle di Como, con sicurezza non è certo da chi fosse amministrato. Secondo alcuni studiosi dai Cavalieri Ospitalieri[2], secondo altri, più probabilmentem dall'ordine degli Umiliati [3].
L’istituzione ospedaliera aveva molti possedimenti sparsi per il contado come quelli assai redditizi di Bregnano, un paese a sud ovest della città. Il 30 agosto 1192, una Chartula donationis inter vivos tramanda che Alberico, capitano di Bregnano, dona a Bonsignore e Manfredo, ministri dell’Ospedale dei lebbrosi di san Lazzaro, l’affitto di una pezza di terra situata nella frazione di Scanticino, da pagarsi ogni anno in misura di due quartari, uno di segale e uno di panico[4]. Altri ricchi abitanti di Bregnano erano generosi con l’Ospedale: il 29 settembre 1246 Alpinus de Bregnano, gravemente malato, fa testamento e lascia un affitto annuale di segale e miglio da pagarsi alla festa di San Martino. [5] La prima menzione all’ordine degli Umiliati in riferimento al luogo di cura è in un documento del 1265[6]. Le ingenti ricchezze non alleviavano le tribolazioni dei degenti: San Lazzaro era un luogo di terribili sofferenze; lo rimane fino al 1485 data nella quale, come molti ospedali cittadini, viene unificato in quello Maggiore di Sant’Anna (Hospitale novum), appena fuori le mura interne della città.
Viggiù, il borgo dove nacquero e operarono numerosi artisti dell’800 e del 900 lombardo. È un paese in cui la testimonianza del loro passaggio si respira in ogni angolo: Musei, Ville, Portali e il curioso Cimitero Vecchio.
Un intreccio di storie, di cultura e di ceti incuriosisce lo spettatore che varca il cancello in ferro battuto del piccolo camposanto ed immediatamente viene colpito dalle numerose piccole lapidi, targhe semplici alle quali il tempo ha levato il nome o il numero identificativo del defunto, e dalle decorate steli e cippi.
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Tra le colline assolate e i vigneti del Monferrato si staglia la nobile cittadina di Grazzano Badoglio.
Il toponimo è vincolato a un protagonista indiscusso della storia d’Italia, tornato a morire nel suo letto, tra le mura che gli erano familiari.
La casa museo ripercorre le tappe della vita del maresciallo. Sulla targa esterna il riferimento alla sua attività di benefattore, che l’ha portato ad aprire una scuola materna.
Ma alla sommità delle mura che circondano il borgo, raggiungibile a piedi, è la Parrocchiale a nascondere il tesoro più bello.
L’uscita è Romagnano Sesia.
L’ambiente collinare è puntellato da antichi castelli, alcuni in condizioni di forte degrado, altri di proprietà privata (Briona, Proh).
Basta percorrere la campagna novarese per scoprire angoli di incontaminata bellezza.
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DAL SANTUARIO DI GRAGLIA
Il Sacro Monte di Graglia si trova nello splendido contesto delle Alpi biellesi, zona un tempo di villeggiatura come testimonia la presenza di un albergo degli inizi ‘900.
Dietro un tornante si apre l’ingresso dello spazio sacro, oggetto di una accurata visita guidata che permette di gustare anche gli interni delle camere.
Il monastero, che oggi ha solo un rettore, è infatti stato trasformato in foresteria con la possibilità di fruire in alcune stanze degli affreschi del Seicento.
La particolarità di questo Sacro Monte è la presenza di alcune cappelle a ridosso dello spazio del Santuario, quasi a costruirne idealmente la storia.