Il piccolo nucleo di S.Nazzaro Sesia appare allo spettatore dopo un’estesa infinita di risaie, dal giallo lussureggiante e intenso. Sono i campi a metà settembre, per chi ama lo spettacolo della pianura o semplicemente della natura.
Il paese si raccoglie intorno all’antica abbazia benedettina, restaurata di recente e resa viva dalla presenza di tre monaci di frontiera. “Ora et labora” in mezzo alle distese del vercellese, portando avanti un’atavica missione.
Lo spettatore costeggia la cinta muraria e penetra all’interno dello spazio sacro.
Lo splendido nartece gli rammenta l’ultima visita a Sant’Ambrogio, lo spazio dei catecumeni e l’accesso all’interno dalle possenti e raccolte strutture romaniche. La vista spazia in un’ambiente che non ha avuto successive sovrapposizioni.
Ma l’occhio cerchia l’apertura che conduce al chiostro, luogo deputato alla meditazione, e al pozzo del cortile centrale.
I tormenti individuali vi sono ben rappresentati: forme contorte e lacerate in una sorta di dardo che trafigge l’anima, nelle sculture di Marcello Corrà. Connubio ben riuscito tra forme moderne e cornice classica.
Poi riso e rane, nel pieno rispetto dei sapori della tradizione.
Mostra di scultura di Marcello Corrà sui 7 vizi capitali presso l'Abbazia Benedettina dei Santi Nazario e Celso.
Le sculture realizzate con lamine di ferro ossidato, daranno vita a forme astratte, lacerate e contorte, a rappresentare il tormento dell’anima travolta dal male. Unico elemento comune, presente in tutti i lavori, una sorta di dardo che li trafigge, rappresentazione della lancia dell’Arcangelo Michele che sconfigge il drago dalle sette teste dell’Apocalisse (chiara simbologia che rappresenta i sette vizi capitali). M.A.
Foto di Marina Adotti