Sul lungolago è rimasta solo la bancarella calabrese. Il resto è una distesa di banchi
vuoti su cui campeggiano le luci che si riflettono nel lago e creano una danza festosa.
Il caciocavallo silano. I biscotti dell'abbazia assumono una forma di rosa, i liquori
racchiudono il profumo del finocchietto e l’odore del peperoncino.
Sapori aspri e genuini di Calabria.
Tutte le altre bancarelle del Mercatino di Natale sono vuote, fanno ala ai tifosi della
Reggina che entrano nello stadio.
Arrivano alla spicciolata, hanno posteggiato lungo il cerchio delle mura e si sono dati
appuntamento nei pressi della Casa Terragni.
Il Sindaco ha emesso l’ordinanza. Mercatini chiusi per rischio migranti calabresi allo
stadio, non quantificabili. Ci si aspetta l’arrivo di un migliaio di persone.
Un problema di sicurezza che porta a sospendere una delle più importanti
manifestazioni dell’anno. Centro vuoto e turisti dirottati sul mercatino di Binago.
La banda accoglie i tifosi all’ingresso dello stadio, i bambini cantano sollecitati dagli
adulti, indossano cappelli da elfo.
Sulle pareti di piazza Cavour ondeggiano le luci multicolori, le stelle del Natale.
Il broletto si riveste a festa e le luci creano una spirale sul Duomo.
L’alberello si tinge di rosso e protegge la coppia santa che si specchia nel lago.
Natale o partita dell’anno? I reggini vogliono festeggiare entrambi.
Un’occasione unica che ricompatta i paesi e le famiglie.
Anche lo stadio è vuoto, in un’atmosfera irreale.
I tifosi prendono posto nell’ala destra sostenendo un’enorme striscione: Arrivederci Polentoni.
Sono in attesa della loro squadra, la mano sul cuore, l’attesa del riscatto.
I calabresi ritornano solo ad agosto, nei loro piccoli paesi abbarbicati sulle colline.
Vivono la felicità dell’estate, l’incontro con i parenti. Spesso non conoscono la
bellezza della loro terra.
Nel pomeriggio fanno una gita a Serra San Bruno. La statua del santo emerge dalla
fonte nel luogo dell’eremitaggio. Provano il liquore della Chartreuse, che fa digerire
anche le amarezze dell’inverno al nord.
Le macchine hanno la targa svizzera, si ritrovano al Monte Covello e alla festa del
migrante. Qui la sera è freddo, ci si riscalda all’ombra dei racconti familiari. Le
scaloppine ai funghi racchiudono lo spirito della montagna.
Poi ascoltano la televisione ed emergono tutte le magagne della loro terra.
I cani allo stato brado della zona che a volte attaccano le persone. Non si può fare jogging nelle Serre.
Il grande Monumenti ai caduti che si staglia in alto e si mangia i fondi per lo siluppo.
L’acqua che viene tolta ai turisti, i morti per mafia che vengono costantemente ricordati.
Certo, de Magistris si è appena candidato. C’è un blitz sulla n’drangheta, sono stati
arrestati numerosi sindaci, anche il Presidente dell’Anci. Poi ricordano una persona
che tutte le mattine passa dallo stesso bar. Loro sanno che non è un cliente come gli
altri. Tanti turisti stranieri non ci sono, hanno avuto paura del Covid malcurato negli
ospedali del Sud. Quelli presenti sono gli emigranti di antica data, quelli che hanno
fatto fortuna all’estero ma non vogliono dimenticare il loro passato.
Nello stadio i giocatori si stanno scaldando, cantano l’inno della Reggina.
Al centro campo si svolge una gara di potenza, muscoli che si tendono.
Al centro dell’area arriva il pallone per l’attaccante, il difensore interviene deciso.
Il numero 10 è a terra. Il pallone è rimbalzato sul suo piede.
Assist e goal perfetto. Il portiere non ha neanche visto la palla.
I giocatori esultano e si inginocchiano sotto la curva. Inzaghi stende i pugni verso il basso.
Lo stadio è in delirio. Un padre salta con il bimbo sulle spalle, una coppia di
adolescenti fotografa la scena, i genitori li cercano su google perché non riescono a
vederli. Pantaloni stracciati e visi pallidi.
Il telecronista ripercorre le fasi dell’ultima azione.
Esplode l’urlo della felicità. Riecheggia per diversi minuti, si infrange sul cerchio delle montagne..
Reggina-Como 2-0
Dopo la cerimonia, lo stadio si svuota. I tifosi si abbracciano.
Si preparano ad invadere la città. Un’invasione pacifica e festosa.
Indossano il cappello di babbo Natale e si preparano alla corsa.
Lungo la passeggiata si raccolgono per raggiungere la città di Cernobbio dove è prevista una cena in piazza. Fileja di Tropea e a chiudere il dolce Pizzo Calabro.
Si alzano i bicchieri, il brindisi comune per la squadra e la comunità.
Sul monitor rimangono solo le foto degli anni '20, ritraggono le famiglie del paese e il loro status sociale: gli Oliverio, i Mancina, i Mancuso.
I cognomi della migrazione che si riconoscono anche in Lombardia.
San Giovanni in Fiore, terra di spopolamento e di orgoglio. Caccuri che viene
promossa grazie a un festival della letteratura e i grandi fuochi di San Rocco.
Sul lago di Lorica c’è il più grande altopiano di Europa, le case acquistate dagli
inglesi, la ferrovia dismessa sul tratto Camigliatello- San Giovanni.
La fontana rigenerante nel caldo di luglio rappresenta forse la sorgente di una nuova vita. (Marina Adotti)