Lungo la strada che portava un tempo a Borgosesia e che ora si snoda ai piedi della collina, si apre lo scenario sacro di una scalinata.
Ci troviamo al Santuario della Madonna della Gelata.
Un’ immagine venerata fin dal Medioevo, in riferimento ai bambini non battezzati.
Il miracolo consisteva nel rianimare i bambini morti, il respiro recuperato era sufficiente per essere battezzati e sepolti in terra consacrata.
Intorno alla immagine sacra nasce una vera e propria chiesa grazie all’intervento del vescovo Bascapè.
La Parrocchiale di San Giacomo
Binago, itinerario tra storia, arte e fede
Un ulteriore tassello nella conoscenza e nella tutela dell'antica pittura locale: il centone affrescato sulle pareti della chiesa di Santa Maria Assunta in Binago, piccolo centro in provincia di Como ma compreso nella Diocesi milanese.
Vedute esterna della chiesa di Binago
"Conoscere la propria storia per vivere meglio il presente": è stato questo lo spirito con cui, nel 2007, si sono mossi i necessari lavori di restauro nella chiesa di Santa Maria Assunta in Binago, ultima tappa di una chiesa tanto amata da tutti i binaghesi ma mai sufficientemente valorizzata. Antica parrocchiale di Binago, la piccola chiesa si affaccia su un sagrato in ciottolato dalle dimensioni contenute e presenta uno schema architettonico molto semplice tipico delle chiese in stile romanico. L'aspetto di maggior interesse della chiesa di S. Maria è costituito naturalmente dagli affreschi che ne ornano le pareti interne e che i recenti restauri hanno pulito, consolidato e restituito ad una lettura più chiara. Caratteristica peculiare della decorazione pittorica di S. Maria, databile tra XIV e XV secolo, risiede nel fatto che essa è costituita da affreschi indipendenti tra loro, commissionati cioè da singoli committenti senza evidentemente la preoccupazione di dare uniformità all'ornato pittorico. Il risultato di questo mecenatismo religioso è una vera e propria proliferazione di immagini della Madonna e di Santi, ripetute talvolta in più versioni diverse.
Il "lucertolone famoso" è tornato
Dopo un lungo e delicato restauro, il coccodrillo di Santa Maria del Monte a Varese ha trovato definitiva collocazione nel percorso del Museo Baroffio e del Santuario.
Si respirava una bella atmosfera, carica di soddisfazione e curiosità al Museo Baroffio. Abituati alla presentazione di restauri di beni artistici più comuni, l'occasione del recupero di un coccodrillo non poteva passare inosservata.
Da tempo c'era la voglia, il desiderio di rivederlo, il "lucertolone" di Santa Maria del Monte, nascosto all'ombra delle numerose bellezze del museo, ma mai dimenticato, soprattutto dagli amici del Malcantone.
Chiuso nella sua teca da più di cento anno, era tornato alla ribalta nell'estate del 2014, per la prima volta esposto al pubblico dopo anni di oblio. "Si è creato un bel clima di collaborazione" ha detto Laura Marazzi, conservatrice del Baroffio, ringraziando tutti coloro che si sono spesi nell'impresa, dal restauratore Paolo Moro al Museo del Malcantone, insieme ai vari gruppi e amici che hanno collaborato nelle sottoscrizioni. "C'era una grande richiesta di rivedere il coccodrillo - ammette Bernardino Croci Maspoli, conservatore del Museo Etnografico del Malcantone - e questo recupero riconsolida i rapporti antichi con Santa Maria del Monte, rapporti che affondano le radici nei primi pellegrinaggi, già attestati nel 1189".
Leggi tutto: Il lucertolone del Museo Baroffio del Sacro Monte
La classe IV O indirizzo turistico dell'Istituto Pessina di Appiano Gentile, nell'ambito di un progetto sulla valorizzazione del territorio, ha scritto un articolo su un blog locale che intende promuovere la realtà locale e le sue bellezze.
L'articolo è anche il risultato di due uscite didattiche sul territorio.
Entra e consulta:
http://www.theitalystyle.com/appiano-gentile-non-solo-inter/
Nel testo viene citato il "Monumento ai caduti. La quercia delle anime"-1920 che si affaccia sulla piazza, opera di Adolfo Wildt, scultore di levatura internazionale poco noto al grande pubblico. L'opera ha un accentuato valore simbolico.
Il monumento rappresenta un albero bidimensionale inserito tra due montanti a simulare un bassorilievo scavato.
I suoi rami sono carichi di 78 fiammelle che simboleggiano le anime dei morti.
Le anime richiamano i frutti cresciuti sull'albero della patria per cui i soldati si sono sacrificati.
Le lance laterali rappresentano le potenze dell'Intesa.
L'opera viene realizzata grazie all'intervento del mecenate Giuseppe Chierichetti, facoltoso industriale e collezionista. Sempre nel 1920 Wildt porta a compimento, con la committenza di Chierichetti, "Il Monumento ai caduti- Il pozzo delle lacrime" di Valduggia che si riferisce simbolicamente alle lacrime versate dai famigliari.
Due opere di Adolfo Wildt, "La madre" e "Vir temporis acti-Uomo del passato"-1913 fanno parte della collezione Franco Maria Ricci e sono visibili presso il complesso del labirinto di Fontanellato.
Sulla vita e l'opera dello scultore consulta il testo "Adolfo Wildt 1868-1931. L'ultimo simbolista", Skira, 2015, catalogo della mostra realizzata dalla Galleria d'arte moderna di Milano a gennaio-febbraio 2016.
Il monumento ai caduti è segnalato anche con immagine nelle pagine 27-28-29 -M.A.-
A seguire, aprendo l'articolo con la funzione Leggi tutto, l'urna di Walperto presso il Museo Archeologico di Milano
Foto di Marina Adotti
Monumento ai caduti (Opera di Adolfo Wildt)
Il Servizio di Matteo Bollini all'inaugurazione della Cripta del Sacro Monte di Varese
Guarda il servizio su RETE 55 del 24/10/2015
Pubblichiamo alcuni spunti del saggio di Anna Maria Ferrari dedicati agli affreschi della piccola chiesa binaghese, estratto dal volume "Santa Maria Assunta a Binago. Storia, arte e fede" / GALLERY
Nella decorazione pittorica della chiesa - eseguita tra la metà del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento - prevalgono affreschi devozionali e di qualità piuttosto modesta. All'interno di questi affreschi non mancano però interventi di qualità più alta.
L'analisi di alcuni di questi interventi permette di proporre alcune novità (solo in parte abbozzate in occasione di mie pubblicazioni precedenti come ad esempio il volume edito nel 1992 dalla Cariplo intitolato "Pittura tra Ticino e Olona") per la storia della pittura del Varesotto che si colloca tra la fine Quattrocento e primi del Cinquecento. Per molti anni infatti gran parte della produzione pittorica di quel periodo è stata attribuita alla bottega di Galdino da Varese (pittore noto ai più forse solo perché gli è intitolata una via in Varese).
Leggi tutto: La bottega dei Campanigo, nuove ipotesi per Santa Maria Assunta
Un piccolo capolavoro da riscoprire: i dipinti che si trovano oggi nelle sale del Municipio di Cuveglio provengono dall'oratorio campestre di Santa Maria del Bosco. Furono rimossi dall'originale collocazione mediante uno strappo alla fine degli anni Sessanta.
I dipinti che si trovano oggi nelle sale del Municipio di Cuveglio provengono dall'oratorio campestre di Santa Maria del Bosco. Furono rimossi dall'originare collocazione mediante uno strappo alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, insieme alla Crocifissione quattrocentesca firmata da Maffiolo Gabardi. Sappiamo che l'intervento di strappo fu operato da Carlo Alberto Lotti, in due fasi, mentre il rimontaggio è stato effettuato su due pannelli distinti. Dopo gli interventi di restauro curati nel 1980 da Paola Zanolini, che hanno integrato le estese lacune dell'intonaco e della pellicola pittorica, i due pannelli sono stati conservati presso i Civici Musei di Varese sino al 1984, anno in cui sono stati restituiti al Comune di Cuveglio.