Dopo Lugano, il corridoio stradale  sembra arrampicarsi sulla montagna. Si arriva alla galleria per antonomasia, sempre un brivido nel percorrerla in tutti i suoi 18 km.
Al di là il tempo cambia, una luminosa e cangiante giornata d’autunno che meraviglia per la spruzzata di neve sulle vette.
Dopo Lucerna le colline sono un misto di armonia e immagine onirica, le architetture integrate, i dolci declivi, la trama dei laghi.
Due castelli si fronteggiano su un isolotto, racchiudendo quasi uno scrigno alla Camelot. Impossibile rinunciare a cogliere l’attimo della fotografia.
E poi Aarau, la prima capitale. I tetti dipinti richiamano la tradizione delle valli, una vetrina occhieggia all’Italian style. Il Rathaus dall’aspetto austero racchiude una mostra di arte moderna.
Antico e contemporaneo convivono quasi naturalmente, si tratta di cogliere quello che “devia” dall’apparente rigore.

Ed ecco il ponte pedonale sul Reno, the Dreienbrucken. Tre bandiere sventolano con orgoglio.  Da Nello ci accolgono come  compaesani non casuali.
La meta ultima è Friburgo, assediata anni fa dallo smog che tormentava la Foresta Nera. Un cambio di passo si può, la città si snoda silenziosa nel suo centro interamente pedonale. Le auto sono bandite, i cittadini si riappropriano degli spazi e dei rumori della città. Il vivace mercato della Munsterplatz si anima di voci e profumi. Ogni negozio, ciascun angolo, ogni passante si carica di rinnovato valore.
In particolare la panetteria del centro esalta i suoi gioielli, una bicicletta le si appoggia a simbolo di nuovi ritmi.
Solo alcuni turisti francesi sembrano non cogliere la convivialità rispettosa, che le località termali dovrebbero invitare a riscoprire. (M.A.)

In Svizzera:  Wasserschloss Hallwyl, Aarau
In Germania: Weil am Rhein, Bad Bellingen, Bad Krozingen, Friburgo