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Giallo al Terragni

Le lezioni di italiano sono interminabili, le poesie di Ariosto inverosimili. Avrei bisogno di uno stimolo in più, qualcosa di creativo, che mi faccia sognare.

Disegno la caricatura della mia cara insegnante di italiano.

Vista la spiccata propensione al disegno, la mia santa prof. mi ha iscritto al corso della scuola.

Il fumettista Daniele Statella pare molto simpatico, ci dice che il mondo dei fumetti è un mondo di pazzi.

“Voi non lo sapete, ma la vostra insegnante ne è consapevole.”

Ha disegnato un’immagine gigante di Diabolik. Alle sue spalle il lago di Como. Qualcuno ha scritto sulla lavagna: “Non cancellare”.

Disegnare un fumetto è molto complicato. Rappresenta la nona arte che le racchiude tutte.

Statella ci fornisce una traccia: costruire una storia di Diabolik osservando le caratteristiche del personaggio, come ambientazione la provincia di Como. Diabolik è un ladro, ha una sola compagna Eva e un antagonista danaroso. L'ispettore Ginko cerca invano di anticipare le sue azioni.  

Riversa sul tavolo una decina di copie dell’album e ci dice di copiare se troviamo qualche immagine che ci piace, è l’unico modo per imparare.

Disegnamo in piccoli gruppi.

Viaggiare vuol dire scoprire nuove culture, mettere alla prova se stessi, fare incontri significativi.

Lei sbarca a Tel Aviv, la liberal town. E’ in Israele per un corso sulla Shoah. Viaggia da sola perché la sua compagna ha dovuto disdire all’ultimo momento. Questo la rende un po’ inquieta, aver viaggiato in tutta Europa le sarà sufficiente? Capirà con prontezza chi si troverà davanti?

I suoi occhi si soffermano su una realtà molto complessa e variegata.

Le sembra di vedere scorrere tutte le nazionalità europee, tante lingue, diverse culture…

Sulla spiaggia donne in bikini ma anche veli. Grattacieli insieme a mercati di sapore orientale.

L’albergo è ricavato in un palazzo della Bauhaus, uno dei segni della migrazione tedesca..

E’ shabbat, la città si ferma lentamente, gli ultimi autobus prima di rientrare suonano alle fermate per sollecitare gli ultimi rientri.

Poi tutto in modo quasi impercettibile si blocca. La città tace mentre le prime famiglie si preparano per il rito.

Mentre si reca da osservatrice in sinagoga un gruppo di bambini le offre un foglio con le preghiere.

Non lo ritira, come se compisse un sacrilegio. Lei non è ebrea, eppure la catalogano nel suo modo di porsi come ebrea francese.

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Il mio racconto autobiografico su Varese apre l'antologia:

Varese è una località per tutte le stagioni, lo sa chi percorre la strada che dalla stazione conduce nel cuore della città.

I portici severi costituiscono un percorso protetto, confermando quell'aspetto pregmatico che da tempo la contraddistingue....

Racconti lombardi, Histrorica edizioni, 2019

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