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LEVIATHAN   <<<< 2014<<<<Andrei Zvyagintsev

leviathan

 

 

 

 

Nel Mar di Barents, in un paesino freddo ma non glaciale. Una piccola comunità dominata dal sindaco-boss, mafioso, prepotente e violento. Si vive di lavorazione del pesce; quasi ad estirpare il concetto di classe operaia, i pescatori sono assenti. Il sindaco vuole impossessarsi della casa e del terreno del meccanico Kolia, per costruirsi una grande villa. Decaduto il "sovietismo", dismesso il termine "compagno" sostituito da "fratello".

Aiutato da un avvocato venuto da Mosca, Kolia vorrebbe contrastare il malfattore, ma è sufficiente la lunga esposizione della sentenza, quel " latinorum", per capire l'inanità della difesa. La moglie del meccanico, attrice che sarebbe piaciuta a Bergman, si offre all'avvocato, vorrebbe andare a Mosca, città-altrove cara a Cechov, lui le nega l'evasione.

 Il Leviatano non è solo nella sentenza o nella predica banale del pope, è nella ruspa demolitrice, vero Moloc frastornante e umanizzato nel piacere distruttivo degli oggetti domestici. Affiora la satira politica nel tiro a segno alle grandi foto di tanti ex dirigenti comunisti, ormai inutili simulacri. Persa la casa, suicidatasi la moglie (più Bovary che Karenina), il meccanico viene accusato e condannato di uxoricidio. Il figlio, e forse qui sta la parte più pessimista, non capisce l'umanità degli amici che vogliono prendersi cura di lui. L'URSS è sparita. Se il mondo che resta è quello che appare nel film, la speranza è morta. Poi c'è il paesaggio, navi inanimate emergono da acque inquiete. Oggi non c'è grande difficoltà a riprendere il mondo esterno, i documentari ci hanno abituati a immagini affascinanti. Qui però c'è stretta relazione tra decomposizione di scheletri di pescherecci e anime grevi di solitudine e sfruttamento. (Paolo D.)